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Strategia di Lisbona: che cos'è

La Strategia di Lisbona è rappresentata da quell’insieme di riforme che hanno preso avvio al fine di perseguire quello che, nel Marzo del 2000 con una sessione straordinaria del Consiglio Europeo a Lisbona, l’Unione Europea si era prefissata come nuovo obiettivo strategico: “diventare l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”. Tali riforme avevano un orizzonte temporale di 10 anni.

Nel Giugno del 2005 sono stati poi approvati gli “Orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione 2005-2008”  sulla base dei quali ciascuno stato membro è stato chiamato a redigere un piano nazionale per la crescita e l'occupazione su base triennale, dove indicare le riforme e le altre misure di competenza nazionale necessarie ad avvicinarsi agli obiettivi della strategia di Lisbona.

Nel Marzo del 2008 il Consiglio Europeo di Primavera ha avviato il secondo ciclo triennale della strategia rinnovata per la crescita e l’occupazione (2008-2010), che viene imperniato sull’attuazione delle politiche, rafforzando l’impegno rispetto agli orientamenti integrati e ai 4 settori prioritari di intervento individuati: 1) investire in conoscenza ed innovazione, 2) liberare il potenziale delle imprese, in particolare delle PMI, 3) occupazione per le categorie prioritarie, 4) una politica energetica per l’Europa.

Infine, nel Marzo 2009 il Comitato delle Regioni lancia una consultazione degli enti regionali e locali europei sul futuro della Strategia per la Crescita e l'Occupazione dopo il 2010, per permettere loro di esprimere punti di vista e preoccupazioni al Consiglio europeo.

La Strategia di Lisbona si avvia, ora, verso la sua fase conclusiva, con il raggiungimento degli obiettivi individuati dopo la revisione del 2005 da raggiungere entro il 2010. La conclusione di questo decennio di Strategia capita in concomitanza con un periodo particolare per il contesto economico europeo e mondiale, di crisi generalizzata. L’attenzione sul futuro della Strategia e sugli obiettivi che verranno individuati è dunque particolarmente alta. L’Unione Europea si trova nelle condizioni di dover affrontare la crisi e la revisione della Strategia per il futuro subirà sicuramente l’influenza non solo dei pareri che le regioni e le città hanno espresso, ma anche delle esigenze che emergono dal contesto economico e sociale per far fronte alla crisi. Le regioni e le città rappresentano il livello locale, la cui importanza viene sempre di più riconosciuta dagli organismi europei. Ne è stata dunque sentita la voce tramite una consultazione avviatasi durante la passata primavera, ed i cui risultati sono stati presentati agli Open Days del 5-8 Ottobre 2009 tenutisi a Bruxelles. In questa occasione sono state messe in luce criticità e punti vincenti della strategia ed è emersa l’esigenza chiara da parte delle istituzioni locali di ripensare profondamente la Strategia di Lisbona per il post 2010.

La declinazione della Strategia in target numeri da raggiungere è stata rivista nel 2005, quando sono stati individuati gli obiettivi principali della crescita economica e dell’occupazione. 
La strategia era stata declinata in 28 obiettivi, 120 sotto-obiettivi e 117 indicatori. Gli obiettivi, da raggiungere entro il 2010, si sono presto dimostrati essere particolarmente ambiziosi: arrivare ad una crescita media del 3%; creare 20 milioni di nuovi posti di lavoro; ottenere un tasso di occupazione del 70%; favorire l’occupazione femminile e dei lavoratori anziani; aumentare la quota di PIL destinata alla R&S; incentivare l’imprenditoria; diffondere la presenza di internet nelle case; sostenere la liberalizzazione nel settore dei servizi di pubblica utilità e ridurre l’emissione dei gas nell’ambiente. 
Tali obiettivi sono stati rivisti nel Marzo del 2005, a seguito di una valutazione negativa dei primi 5 anni di azioni. La Strategia è stata quindi “rilanciata” con la proposta di concentrare gli sforzi verso due obiettivi principali - crescita economica ed occupazione - e definendo alcuni nuovi principi sui quali impostare le azioni da porre in campo: iniziative mirate a partire dalle riforme già in corso in ciascuno Stato membro, concentrando tutti gli sforzi nell’effettiva attuazione di politiche capaci di avere la maggiore incidenza possibile sul territorio; vasta ed efficace partecipazione e condivisione degli obiettivi della Strategia, promuovendo e sollecitando il coinvolgimento di tutte le parti interessate nell’attuazione delle riforme, a ogni livello; semplificazione e razionalizzazione della Strategia definendo una programmazione triennale, chiari e distinti livelli di responsabilità, modalità di elaborazione e di presentazione delle relazioni sullo stato di attuazione. 
Gli obiettivi, che gli Stati membri hanno assai faticato a raggiungere (quando vi siano riusciti), sono ora in fase di ridefinizione per il futuro. Il Comitato delle Regioni ha avviato nella primavera del 2009 una consultazione, sulla base dei cui risultati poter poi stendere la proposta per una Strategia post 2010.

In relazione al tema della programmazione comunitaria occorre mettere in luce che sia il Fondo Sociale Europeo (FSE), sia il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) hanno facoltà d’intervento sul territorio di Regione Lombardia. Ciò ha permesso la finalizzazione di un’unica strategia di sviluppo, in coerenza anche con il Quadro Strategico Nazionale e gli Orientamenti Strategici della Commissione Europea riguardanti l’Attrattività dei territori, l’Innovazione e la Creazione di nuovi e migliori posti di lavoro, entro un disegno rivolto a includere le Politiche di Coesione nel raggiungimento degli Obiettivi di Lisbona.

La mappa schematica del contesto generale delle politiche, degli strumenti e degli obiettivi entro cui si inserisce la strategia regionale per il periodo 2007-2013 (che viene riportata in tutti i PO regionali) mette in evidenza come gli obiettivi di Lisbona rappresentino il quadro di sfondo di tutta la programmazione delle politiche comunitarie lombarde. Ci si riferisce, quindi, alla politica di coesione (PO competitività, PO occupazione, PO cooperazione ITA-CH, Piano di Sviluppo Rurale), alla politica della ricerca (cooperazione transnazionale e internazionale, VII programma quadro) ed ai progetti PICO con sinergie regionali. La strategia di sviluppo che la Regione promuove con i propri Programmi Operativi (FSE e FESR), trova fondamento negli “Orientamenti integrati per la Crescita e l’Occupazione 2005-2008” (a loro volta declinati a livello nazionale nel “Piano nazionale per la crescita e l'occupazione su base triennale 2005-2008”) che regolano la messa in opera della Strategia di Lisbona dal Giugno del 2005. Unico obiettivo globale dell’azione programmatoria della Regione è diventato, dunque, il rafforzamento della competitività e della dinamicità dell’economia regionale. La concentrazione delle risorse dei Fondi strutturali sui target di Lisbona è pari ad oltre il 90% per l’FSE e il 68% per il FESR. Più in generale, anche il Quadro Strategico Nazionale assume le indicazioni della Strategia come elemento di indirizzo. Le politiche regionali in generale si sviluppano, dunque, avendo come linee guida quelle proposte a livello europeo dalla strategia di Lisbona.

Attuazione della Strategia di Lisbona

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